A Claudio Lolli il Premio Lunezia alla Carriera 2017

Come ho scritto sul Fatto Quotidiano alcuni giorni fa, non sono particolarmente d’accordo sull’assegnazione della Targa Tenco al disco “Il grande freddo” di Claudio Lolli. Ho il timore che i giudici abbiano votato più la carriera di Lolli che il suo ultimo disco, mentre la Targa è a quest’ultimo che va riferita. “Penso che per lui ci stesse bene un Premio Tenco” – che a mio parere vale molto più della Targa -, scrissi, come omaggio a una carriera strepitosa. Ecco però che il riconoscimento alla carriera per Lolli arriva dal Premio Lunezia, da sempre attento ai cantautori che fanno del valore musical-letterario delle canzoni la propria bandiera.
Di seguito la mia motivazione al Premio:
Sin dalla sua nascita nel lontano 1996, l’intento del Premio Lunezia è sempre stato quello di valorizzare l’arte della canzone come esclusiva forma di letteratura; una letteratura differente da quella poetica, da quella in prosa o da quella teatrale; una letteratura musicale, quindi un’espressione musical-letteraria.
Sin dal suo primo vagito, dunque, la manifestazione voleva celebrale soprattutto chi fosse in grado di usare la parola (nella musica, inscindibilmente) come veicolo di rappresentazione dell’immaginario, testimonianza di un sentire storico, rispecchiamento in alcuni versi o passaggi che avessero la forza di diventare modi di dire, identità di un Paese tramite un atto linguistico, e la celebrazione di quest’atto attraverso l’opera.
Per tutte queste particolarità, Claudio Lolli è sempre stato uno degli artisti di riferimento per il Premio Lunezia, soprattutto in rappresentanza di uno dei generi più affascinanti della popular music: la canzone d’autore.
Lolli, letterario fino al midollo, con la sua poetica, con i suoi zingari felici, col radar che invitava a disoccupare le strade dai sogni in un controverso 1977, con le ballate intrise di rivisitazioni e citazioni letterarie, ha usato il codice linguistico della canzone da uomo del proprio tempo, sempre cosciente della forza della parola nella musica. Sempre autentico, per di più, in ballate anche amare come Io ti racconto o Morire di leva e molte altre, Lolli è riuscito a non cedere alle sirene pop, che impongono una falsa felicità per sedurre l’industria, quando ancora l’industria discografica c’era ed era forte, potente. Così facendo, il cantautore bolognese è riuscito a preservare un’esclusività d’autore che ha proposto in ogni momento della carriera come proprio modo di fare, indifferente alle necessità mercantili; e lo ha fatto con uno sguardo lucido, rilevando paradossi dei giorni cantati, senza mai piegarsi all’ideologia priva di senso critico, come troppa canzone d’autore faceva.
Dunque il Premio Lunezia alla Carriera 2017 va a un cantautore estremamente rappresentativo per l’arte musical-letteraria, vista come necessità espressiva con cui indagare l’essere umano e la società, e non come oggetto industriale o gesto ruffiano per rassicurare gli ascoltatori.
Non è di maggio questa impura aria
che il buio giardino straniero
fa ancora più buio, o l’abbaglia
con cieche schiarite… questo cielo
di bave sopra gli attici giallini
che in semicerchi immensi fanno velo
alle curve del Tevere, ai turchini
monti del Lazio… Spande una mortale
pace, disamorata come i nostri destini,
tra le vecchie muraglie l’autunnale
maggio…[*]
[*] Storfe iniziali della poesia Le ceneri di Gramsci, di Pier Paolo Pasolini.
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